Cencio - 2007 Digital Remaster - Francesco Guccini traduction en anglais

Cencio - 2007 Digital Remaster

Ci sarà forse ancora, appesa in qualche angolo
O a macchiare di ricordi un muro dell' Associazione Bocciofila Modenese,
Fra mucchi di coppe e trofei vinti in tornei ogni volta "del secolo",
Glorie oscure di eroi dell'a punto, del volo, delle bocciate secche e tese
Quella foto sul pallaio, presa una sera di quasi estate
Con me e Cencio vicini, fintamente assorti a guardare il punto,
Perché l'umorismo popolare volle immortalare assieme me, il Gigante,
E Cencio il Nano, viso già d'uomo serio, compreso, quasi compunto...

Non so come sia capitato in mezzo a noi, confuso branco adolescente di un periodo oscuro
Di amori e di domande che gonfiavano la testa e i fianchi a ondate sofferte ma cercate
E poi quei raspare fra sottovesti in nailon, rubando al buio quel po' di rubabile,
Scoprire e esser scoperti, coraggiosi ed incerti e dopo,
In branco, raccontarsi e tutti a turno ad ascoltarsi, ma lui...

Eh, lui non aveva un amore da dire, no, lui non aveva una storia,
Solo crearsi avventure di cosce e di seni che poi ci sparava a brutto muso
E noi lì ad ascoltarlo sorridendo, senza razzismo né boria,
Ma senza capire ciò che voleva essere anche lui, solo un normale adolescente ottuso.

Eppure usava lo stesso barbaro gergo e gli stessi jeans consumati
E amava gli stessi film di bossoli e marines lungo i mari giapponesi,
Parlava di rock e fumetti, e non perdeva i cartoni animati
E come noi guardava esplodere il mondo con gli stessi occhi attenti, spauriti, sorpresi...

Ma cosa pensava lontano da noi, cosa sognava quand'era da solo?
Con le stesse voglie e con gli stessi eroi, ma ali più piccole per lo stesso volo.
Forse sognava anche troppo e davvero, certo in quel branco si sentiva perso.
Dove scappare per sentirsi vero, dove fuggire per non essere diverso?
E sognò il circo, realtà capovolta, mondo di uguali perché tutti strani,
La nostra solita realtà stravolta, quell'Eden senza giganti o nani.
"Cencio è scappato via, ma l'han già beccato!" Dopo due giorni era già ritornato...

Ma il tempo più ottuso di noi incalza per tutti, sia per i giganti che i nani:
Chi immaginava allora che ognuno sarebbe finito in un proprio circo personale?
Vincenti o perdenti non importa, ma quasi mai secondo i propri piani,
Con la faccia tinta, sul trapezio, fra i leoni, solo attenti a non farsi troppo male.
Qualcuno m'ha detto che vivi in provincia, con una ballerina bulgara o rumena;
Chissà se hai poi trovato di dentro la tua vera altezza?
Addio amico venuto dal passato per un momento appena,
Addio giorni andati in un soffio, amici mai più incontrati; s'ciao, giovinezza...

Cencio - 2007 Digital Remaster

Perhaps it still hangs, tucked away in some corner
Or staining with memories a wall of the Modena Bocce Club,
Among piles of cups and trophies won in tournaments each time "of the century",
Obscure glories of heroes of the point, the flight, the dry and tense bocce throws
That photo on the bowling green, taken one evening of almost summer
With me and Cencio close, pretending to be absorbed in watching the point,
Because popular humor wanted to immortalize together me, the Giant,
And Cencio the Dwarf, a face already of a serious, understanding, almost contrite man...

I don't know how he ended up among us, a confused adolescent pack of a dark period
Of loves and questions that swelled our heads and hips in waves suffered but sought
And then those scrapes between nylon petticoats, stealing in the dark that little bit of stealable,
Discovering and being discovered, courageous and uncertain and afterwards,
In a pack, telling each other and everyone taking turns listening, but he...

Eh, he didn't have a love to tell, no, he didn't have a story,
Only creating adventures of thighs and breasts that he then threw at us with a sullen face
And we there listening to him smiling, without racism or arrogance,
But without understanding what he wanted to be too, just a normal obtuse teenager.

And yet he used the same barbaric jargon and the same worn jeans
And loved the same movies of bullets and marines along the Japanese seas,
He talked about rock and comics, and didn't miss the cartoons
And like us he watched the world explode with the same attentive, frightened, surprised eyes...

But what did he think far from us, what did he dream of when he was alone?
With the same desires and with the same heroes, but smaller wings for the same flight.
Maybe he dreamed too much and really, certainly in that pack he felt lost.
Where to escape to feel real, where to flee to not be different?
And he dreamed of the circus, a reality turned upside down, a world of equals because everyone is strange,
Our usual reality turned upside down, that Eden without giants or dwarfs.
"Cencio has run away, but they've already caught him!" After two days he was already back...

But the time more obtuse than us urges on for everyone, both for giants and dwarfs:
Who imagined then that everyone would end up in their own personal circus?
Winners or losers it doesn't matter, but almost never according to their own plans,
With painted faces, on the trapeze, among the lions, just careful not to hurt ourselves too much.
Someone told me you live in the province, with a Bulgarian or Romanian dancer;
I wonder if you have then found your true height within?
Goodbye friend who came from the past for just a moment,
Goodbye days gone in a breath, friends never met again; goodbye, youth...