Lyrics Il nonno, il bisnonno - Uochi Toki
Il
mio
bisnonno
Cesare,
maceratese
trasferitosi
a
Milano,
faceva
il
calzolaio.
Abitava
con
Gemma,
un'infermiera
che
aveva
finito
il
ginnasio.
Avevano
quattro
figli,
nessuno
di
loro
battezzato.
Nel
tempo
libero
Cesare
era
impegnato
a
lasciare
volantini
di
stampo
anarchico
lungo
i
percorsi
dove
gruppi
di
persone
passeggiavano:
nella
fattispecie,
le
camminate
del
dopolavoro
fascista.
Nascondeva
il
materiale
compromettente
dalla
vista
indiscreta
della
polizia
più
o
meno
segreta
stivando
i
volantini
nella
culla
di
mio
nonno,
onde
non
passare
qualche
giornata
lieta
dentro
la
caserma.
Durante
la
guerra
'15-'18
si
sparò
apposta
in
un
ginocchio
perché
stava
al
fronte,
nel
battaglione
punitivo,
assieme
ad
altri
anarchici
messi
lì
per
lo
stesso
motivo.
E
lui,
ferito,
viene
riportato
a
Milano,
dove
la
sua
compagna
Gemma
utilizza
la
sabbia
per
tenergli
la
ferita
sempre
aperta,
in
modo
che
non
torni
in
guerra.
Dopo
un
mese
la
truffa
viene
scoperta:
sarebbe
stata
galera
certa,
salvo
che
un
prete,
in
cerca
di
fama
in
fretta,
fa
ad
entrambi
una
proposta:
"prendete
i
sacramenti
ed
io
non
vi
faccio
finire
in
cella!".
Così
sul
giornale
appare
un
articolo
sensazionale:
"
Anarchici
convertiti!
Guardate
il
regime
cosa
può
creare:
Cesare
e
Gemma
sposati
ed
i
loro
figli
battezzati,
cresimati,
comunicati".
Quattro
generazioni
più
tardi
io
i
suoi
principi
li
ho
conservati:
uno
– quando
c'è
da
pensare
alle
persone
Che
Guevara
va
nel
cestino;
du
e
– il
fucile
rivolto
contro
sé
stessi
può
portare
a
vivere
meglio
Ennio
Quirico
– da
qui
il
nome
Ennio,
m
io
nonno
– comincia
a
lavorare
presto;
a
ltrettanto
presto
scopre
di
essere
portato
per
suonare
uno
strumento,
la
tromba:
quindi
di
giorno
sta
nel
laboratorio
di
pelletteria,
di
sera,
invece,
studia
nel
conservatorio.
Ricerca
ogni
occasione
possibile
per
suonare
in
giro:
dalle
orchestre,
che
al
cinema
sonorizzavano
film
muti,
ai
sotterranei,
dove
ci
s'incontrava
in
segreto
a
suonare
spartiti
vietati
– quelli
americani,
a
ccusati
di
essere
sovversivi,
quindi
non
adatti
ai
divertimenti
dei
regimi.
Ma
a
mio
nonno
questo
non
bastava:
infatti
indossava
la
divisa
del
Gruppo
Universitari
Fascisti
e
poteva
suonare
in
una
vera
banda
con
tutti
i
crismi.
Suo
padre
Cesare,
sapendolo,
si
adirava,
ammonendolo
che
avrebbe
applicato
il
dolo
del
fuoco,
se
avesse
visto
in
giro
per
casa
la
divisa
in
nero
che
mio
nonno
nascondeva
nello
sgabuzzino.
Ed
i
rapporti
di
infuocata
tolleranza
continuano
fino
a
quando
Ennio
entra
nella
seconda
guerra.
Mandato
in
terra
di
Sicilia
– nel
suo
zaino
fisarmonica
e
tromba,
l
e
bombe
a
mano
le
usa
come
cuscino
– assiste
allo
sbarco
degli
americani,
si
arrende
alle
loro
superiorità
militari
e
lui
e
il
suo
battaglione
vengono
fatti
prigionieri
e
portati
in
Tunisia,
in
un
campo
di
prigionia
dove
vengono
trattati
a
tre
pasti
al
giorno:
meglio
che
a
casa,
dove
c'era
la
tessera
per
prendere
il
pane.
Mio
nonno
firma
la
cobelligeranza,
in
quattro
anni
di
prigione
mette
su
una
banda
e
suona
per
chi
balla
od
ascolta,
in
quella
galera
sabbiosa
dove
la
terra
scotta
Cosa
imparo
questa
volta?
Niente
è
più
importante
di
quel
che
voglio
fare,
c
he
ci
sia
la
guerra
di
mezzo,
il
giudizio
di
mio
padre
o
di
un
uomo
comune,
di
un
opinionista,
lavoratore,
pendolare,
centro
sociale.
Adesso
parlami
di
saggezza
e
politica
di
alte
sfere
o
popolare,
raccontami
quello
che
hai
letto
nei
libri:
vedrai
che
a
me
vengono
i
brividi
perché
posseggo
desideri
ibridi.
Ascrivimi
ai
pusillanimi,
o
dettagliami
in
modo
stupido
dicendo
che
non
so
decidermi,
e
schiantati
nei
fatti
di
attualità
paragonandoli
alla
storia
passata
con
ricercata
pindaricità.
Io
ti
vengo
a
trovare,
ti
racconto
cosa
significa
la
trasversalità,
metto
un
volantino
sulla
passeggiata
del
tuo
dopolavoro,
suono
alla
tua
festa,
e
alla
festa
del
tuo
nemico;
dopodiché,
per
salvarti
da
un
pericolo,
passo
per
stupido,
stronzo
o
ridicolo.
Posso
scegliere
autonomamente
di
fare
o
non
fare
quello
che
mi
dicono
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