paroles de chanson Soulitudine - Giaime feat. Faser
Stare
solo
mi
spaventa
più
di
ogni
altra
cosa,
voglio
un
corso
di
sopravvivenza
per
ogni
persona;
Le
mie
cuffie,
nelle
orecchie,
fanno
a
gara
per
chi
mette
più
suono
dentro
ai
timpani,
E
sprofondo
via
dagli
incubi.
Questa
non
è
musica
da
froci,
nè
tantomeno
musica
per
machi,
si
chiama
musica
se
taci;
Setacci
sprazzi
di
luce,
ma
questa
notte
non
arrivano
i
Re
Magi.
E
piangi,
lasci
che
i
tuoi
pensieri
caschino
su
guance
calde,
Senza
Sole
io
non
vedo
bene
le
anime,
Amen.
Madre,
come
facciamo
a
stare
al
buio?
Io,
piuttosto,
grido
aiuto,
"Al
lupo!".
Giuro
che,
prima
di
addormentarmi,
Sento
il
cuscino
ripieno
di
drammi;
Dammi
persone
affianco
se
mi
sento
affranto,
Perché
non
affronto
sti
problemi
con
gli
psicofarmaci.
Vorrei
tanto
non
pensare,
A
volte
non
sai
quanto
vorrei
dare
per
poterti
assomigliare;
Sto
ad
origliare
le
mie
pare,
col
cuscino
che
fa
male,
Non
vedo
solitudine,
la
sento
respirare.
Vorrei
tanto
non
pensare,
A
volte
non
sai
quanto
vorrei
dare
per
poterti
assomigliare;
Sto
ad
origliare
le
mie
pare,
col
cuscino
che
fa
male,
Non
vedo
solitudine,
la
sento
respirare.
Scrivo
i
miei
testi
di
notte,
è
per
tenere
impegnata
la
mia
testa
di
notte;
Io
da
piccolo
non
ho
mai
avuto
amici
immaginari,
Ma
avevo
amici
emarginati.
E
di
giorno
insieme
agli
altri
sto
a
posto,
Ma
di
notte
sono
meditabondo;
Ferite
a
bordo
del
mio
corpo,
tristi
pensieri
a
quelli
allegri
spezzano
l′osso
del
collo.
Sta
notte
solitaria
non
passa
all'alba,
non
passa
l′aria,
soffro
d'asma;
Schermi
al
plasma
brillano
di
luce
propria,
Ora
van
di
moda
e
sono
la
mia
droga.
Amici
inaspettati
multimediali,
Grazie
ai
quali
scrivo
un'altra
strofa,
un′altra
volta;
Quelli
in
carne
ed
ossa
a
quest′ora
stanno
dentro
i
sogni,
beati
loro,
ma
noi
no
frà.
Vorrei
tanto
non
pensare,
A
volte
non
sai
quanto
vorrei
dare
per
poterti
assomigliare;
Sto
ad
origliare
le
mie
pare,
col
cuscino
che
fa
male,
Non
vedo
solitudine,
la
sento
respirare.
Vorrei
tanto
non
pensare,
A
volte
non
sai
quanto
vorrei
dare
per
poterti
assomigliare;
Sto
ad
origliare
le
mie
pare,
col
cuscino
che
fa
male,
Non
vedo
solitudine,
la
sento
respirare.
Prima
c'eran
petali
di
rose
sul
letto,
Ora
solo
spine
ed
il
mio
sangue
infetto;
Braccia
attorno
al
corpo,
poi
le
mani
intorno
al
collo,
Rimango
solo
e
manco
me
ne
accorgo.
E
tu,
caro
amico,
nel
momento
del
ogno
Sparisci
nella
notte,
svanisci
come
un
sogno;
Io
che
vorrei
solo
parole
di
conforto,
passo
la
serata
in
un
bicchiere
senza
fondo.
Giù,
nei
meandri
della
mente
per
cercarsi,
con
la
testa
nel
cuscino
che
mi
spreme
le
sinapsi;
Siamo
soli
e
lontani
come
gli
astri,
proviamo
ma
non
riusciamo
ad
amarci.
Quante
volte
vorrei
farti
uscire
dalla
mente
a
calci,
Tanto
che
ormai
ho
smesso
di
provarci;
Prego
il
dio
Morfeo
per
addormentarmi,
E
spero
che
l′insonnia
stia
per
abbandonarmi.
Vorrei
tanto
non
pensare,
A
volte
non
sai
quanto
vorrei
dare
per
poterti
assomigliare;
Sto
ad
origliare
le
mie
pare,
col
cuscino
che
fa
male,
Non
vedo
solitudine,
la
sento
respirare.
Vorrei
tanto
non
pensare,
A
volte
non
sai
quanto
vorrei
dare
per
poterti
assomigliare;
Sto
ad
origliare
le
mie
pare,
col
cuscino
che
fa
male,
Non
vedo
solitudine,
la
sento
respirare.
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