Текст песни Tornava L'albatros - Murubutu
Tornava
l'albatros
Dopo
un
inverno
eterno,
immerso
da
un
pezzo
nel
riflesso
immenso
e
terso
dell'oceano,
Tornava
allora
nell'ora
del
cielo
viola
d'aurora
Dopo
un
inverno
denso
trascorso
dentro
la
noia
d'oro
d'Europa.
Solo
allora
planando
dai
piani
alti
tra
i
raggi
caldi,
Tra
i
canti
degli
altri
scorgeva
i
suoi
caldi
e
cari
caraibi,
Vide
le
fronde
dei
manghi,
le
foglie
dei
mandorli,
Le
onde
del
porto
infrangersi
di
colpo
sulle
frotte
dei
granchi
bianchi.
Aveva
l'occhio
dei
grandi
falchi
e
planando
guardava
Mentre
la
piana
esalava
l'aroma
dolce
delle
guayabas,
Nessun'altra
spiaggia
chiara
chiamava
una
altrettanta
alba,
Niente
equiparava
il
panorama
della
plaza
tra
le
luci
della
baia.
In
quel
momento
il
cielo
era
argento
e
smalto,
intenso
e
caldo
Poi
magenta
e
arancio
e
in
fondo
solo
un
accento
di
bianco
E
lui
contento
e
stanco
ma
ancora
attento
e
scaltro
Trovava
il
compenso
dei
sui
viaggi
nei
villaggi
di
menta
e
calicanto.
Ricalibrando
vista
e
udito
rivide
il
suo
nido,
Si
rivide
più
piccolo
nello
stesso
sito
da
cui
era
partito
Poi
si
appoggiava
stranito
ad
un
cippo
in
granito
sbiadito,
Fradicio
in
ogni
piuma
di
spuma
di
salnitro.
Forse
su,
su
nel
vuoto
l'aria
sembra
la
stessa,
Ma
qui
giù,
sopra
il
suolo,
qui
la
terra
si
è
persa,
C'è
una
terra
diversa,
C'è
una,
c'è
una...
poi,
poi,
poi...
Ma
qualcosa
differiva
e
non
era
nel
clima,
Qualcosa
non
capiva
rispetto
alla
prima
stima,
Lui
cercava
la
vita,
la
città
attiva,
la
città
antica
ma
Trovò
solo
una
corte
e
lì
la
morte
regina,
Tra
le
case,
le
piane
e
i
palazzi
in
rovina,
Guardò
il
viale
per
la
cattedrale,
le
strade
per
la
capitale,
Le
stanze
delle
varie
case,
stalle,
aie,
scale,
Tra
le
gabbie
di
iguane,
in
ogni
nave
per
la
Martinica;
Cercò
la
vita
e
trovò
l'isla
deserta,
Più
a
sud,
più
a
sud
sempre
l'isla
deserta:
Solo
corpi
riversi
sotto
a
posti
diversi,
divelti,
L'odore
di
camelie
soffocato
della
fogna
aperta.
Questa
sua
terra
di
uomini
fieri,
Resistente
per
millenni
a
bucanieri
ed
inglesi,
si
chiese:
"Quale
male
può
portare
tanto
morte
per
tutto?
Quale
male
sa
contare
e
spinge
il
carro
al
crepuscolo?"
Vide
i
lutti
tra
la
tende
di
juta,
Pensò
fosse
il
colera
a
riempire
ogni
buca,
Uno
strano
colera:
variante
più
arguta
Che
colpiva
alla
schiena
Con
un
colpo
di
grazia
alla
nuca
Forse
su,
su
nel
vuoto
l'aria
sembra
la
stessa,
Ma
qui
giù,
sopra
il
suolo,
qui
la
terra
si
è
persa,
C'è
una
terra
diversa,
C'è
una,
c'è
una...
poi,
poi,
poi...
L'albatros,
sì,
cominciava
a
capire,
Non
gli
rimase
che
patire
e
partire,
Il
vento
tossiva
lui
pensava
che
in
fine
Peggior
male
di
una
terra
è
la
sua
guerra
civile
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