Giorgio Gaber - Sogno in due tempi Lyrics

Lyrics Sogno in due tempi - Giorgio Gaber



Non si capisce perché quasi sempre i sogni, proprio nel momento in cui, come specchi fedeli dell'anima
Stanno per svelare al soggetto i suoi intendimenti nascosti, si interrompono
Ero lì, in una specie di zattera
Un naufragio chi lo sa, insomma sono su un relitto di un metro per un metro e mezzo circa
Stranamente tranquillo in mezzo all'oceano, galleggio
Cosa vorrà dire?
Va bè, vedremo poi
A dir la verità avevo già sognato di essere su una zattera con una dozzina di donne stupende...
Nude
Ma il significato mi sembra chiaro
Ora sono qui da solo, ho il mio giusto spazio vitale, mi sono organizzato bene, il pesce non manca
Ho una discreta riserva d'acqua, i servizi, è come averli in camera
Ho anche un grosso bastone, che mi serve da remo
Non è un sogno angoscioso, ma cosa vorrà dire?
Fuga, ritiro, solitudine, probabilmente desiderio di sfuggire la vita esterna che ci preme da ogni parte
Si diventa filosofi, nei sogni
Oddio, oddio cosa vedo, fine della filosofia
No, non può essere una testa
Forse una boa
Non so per cosa fare il tifo
La boa fa meno compagnia, ma è più rassicurante
No, no, si muove, si muove
Mi sembra, mi sembra di vedere degli spruzzi
Non è possibile che sia un pesce
E' qualcosa che annaspa, sprofonda, riappare, lotta disperatamente con le onde
E' un uomo, è un uomo, è un uomo, è un uomo, è un uomo è un uomo!
E ora che faccio?
La zattera è un monoposto, ne sono sicuro
Per il pesce non ci sarebbe problema, ma la zattera in due non credo che tenga
"Non tieneee", macché, non mi sente
Sarà a cento metri
Che faccio?
Ma come che faccio, sono sempre stato per la fratellanza, per l'accoglienza per l'ospitalità, eh
Ho lottato tutta la vita per questi principi
Sì, ma non mi ero mai trovato...
Ma quali principi?
Questa è la fine, qui in due non la scampiamo
E lui avanza verso di me, fende le onde
Sarà a settanta metri, cinquanta, trenta, madonna come fende
Quasi quasi gli preparo un dentice
E se non gli piace il pesce?
Se gli piace solo la carne?
Umana
No calma calma, io devo pensare a me, alla mia sopravvivenza: mors tua vita mea
Oddio...
Non dovrò mica ucciderlo?
Ma no, cosa dico, sto delirando!
Lo devo salvare
Poi in qualche modo ci arrangeremo, fraternamente, ci sentiremo vicini
Per forza, non c'è spazio qui, stretti uniti, corpo a corpo...
Guarda come nuota...
E' una bestia!
Ma io lo denuncio, ormai sarà già dieci metri
Mi fa dei gesti, mi saluta...
Mi sorride, lo schifoso
Ma no, poveretto cosa dico, per lui sono la salvezza, la vita eh
Che faccio? che faccio?
Potrei... potrei prendere il bastone, potrei allungarglielo per aiutarlo a salire...
Potrei darglielo con violenza sulla testa
Siamo al gran finale del dramma
Il dubbio mi divora, l'interrogativo morale mi corrode, devo decidere
L'uomo è a cinque metri, quattro, tre...
Prendo il bastone e...
E a questo punto mi sono svegliato
Maledizione!
Non saprò mai se nel mio intimo prevale il senso umanitario dell'accoglienza, o la grande paura della minaccia
Devo saperlo, devo saperlo, non posso restare in questo dubbio morale, devo sapere come finisce questo sogno!
Cerco di riaddormentarmi, mi concentro, voglio dire, mi abbandono
Qualche volta funziona
Ecco sì, ce l'ho fatta, l'acqua, l'oceano, le onde...
Giusto
Un uomo su una zattera...
Giusto
Un altro che nuota arranca, annaspa disperato, sento il cuore che mi scoppia
Oddio, che succede?
Sono io, sono io quello che nuota
No, io ero quell'altro eh, non è giusto, non è giusto, a me piaceva di più stare sulla zattera
Ma quale dubbio morale, ho le idee chiarissime
Sono per l'accoglienza!
Ecco, un ultimo sforzo, la zattera è a cinque metri, quattro, tre...
Alzo la testa verso il mio salvatore...
Eccomi!
Dio che botta
A questo punto, mi sono svegliato di nuovo
Mi basta così eh, non voglio sapere altro
Spero solo che non sia un sogno ricorrente
Però una cosa l'ho capita
No, non che se uno chiede aiuto gli arriva una legnata sui denti
Questo lo sapevo già
Ho capito quanto sia pieno di insidie, il termine aiutare
C'é così tanta falsa coscienza, se non addirittura esibizione, nel volere a tutti i costi aiutare gli altri
Che se per caso mi capitasse, di fare del bene a qualcuno, mi sentirei più pulito se potessi dire
"Non l'ho fatto apposta"
Forse solo così tra la parola aiutare e la parola vivere, non ci sarebbe più nessuna differenza



Writer(s): Gaber, Luporini


Giorgio Gaber - Gaber 96-97




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