Giorgio Gaber - Le carte (prosa) Songtexte

Songtexte Le carte (prosa) - Giorgio Gaber




Senza offesa, lei è giovane, se ne faccia una scorta, più che può
Le carte sono importanti, sono tutto, shhh
Per farglielo vedere, per sapere chi sei
Guardi, senza offesa, ne ho quattro borse, ci dormo sopra
Sapete com′è nella confusione, tutti ti fregano le carte
Lasci il tuo atto di nascita non lo trovi più
Sei rovinato
E' difficile rifarsi una vita, senza essere nato
E intanto, da qualche parte, c′è qualcuno che se lo gode il tuo atto di nascita
Ingordi, affamati di identità
Io non mi posso lamentare guardi, quello che basta
Ma ce n'è anche chi ce ne ha più di me
Parlavo con uno, così, in confidenza, senza competizione
A un certo punto mi fa: "lei non sa chi sono io"
Tra tra tra
Era tutti...
Che invidia
Mi creda, non bastano mai
E' colpa della pace, troppo ordine
In guerra, c′era un gran casino potevi sgattaiolare
In pace, non si sta mai in pace
In pace non basta esistere, lo devi dimostrare, ci vogliono le prove
Cogito ergo sum, carte, altro che Cartesio
E poi manca sempre qualcosa, ha voglia ad essere prudente
Lei non mi crederà, ma quando vedo la polizia, il tremore
Eppure c′ho tutto, credo
Tutto dentro le borse, c'ho tutto ma fischio
Fischietto sempre quando vedo la polizia, e gli butto quattro borse, indifferente
Tre giorni, tre giorni a ventimiglia
Si capisce, gli danno un′occhiata, ma ce n'è anche di buoni di padri di famiglia, chiudono un occhio
E così io posso essere Lorenzi, perché io sono Lorenzi
O no?
Non importa, non si saprà mai
L′importante è che ce le ho tutte le carte, l'importante è che sono in regola, altrimenti che fai?
La gente si rassomiglia, si rassomiglia troppo, mi creda
Uno, ammazza un ragazzo vicino a Roma, si mette un paio di occhiali, va in Svizzera, "Sono Cary Grant"
E se ha le carte, passa
Scusi, ma lei è proprio lei?
Ne ho visti di tipi come lei, senza offesa
Ero così anch′io
Non è rimasto più niente dell'individuo, niente
Finito, sgretolato
Vuole un certificato?
Scusi la rima
Ero un poeta io
Lo prenda, lo prenda
Quelli che resistono sono i peggiori, una valanga di spostati, come all'uscita dei conservatori
Lo prenda, prima che sia troppo tardi
Anch′io ero come lei, ero un poeta, ma ho smesso
E dopo un po′ tutti quelli che smettono si rassomigliano
Sul terreno della sconfitta, mi creda
Non c'è nessuna differenza tra un filosofo che fa il barista, un ladro in disuso o un rivoluzionario smesso, senza offesa
Tra una decina d′anni saremo tutti uguali certo, tutti uguali nei fallimenti
Ecco, questa che è una bella aggregazione, vengo anch'io, senza offesa
Le persone si uniscono, per un autobus che non hanno preso



Autor(en): Gaber, Luporini


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